Quello poi, sul quale diffonder si dèe alquanto il nostro ragionamento, si è il pronome Cui, che il Cinonio a buona equità afferma adoprasi in ogni genere, in ogni numero, in ogni caso, toltone il retto, lo che è verissimo, facendone testimonianza ben ampia gli scrittori d'ogni secolo, conciossiachè si dica Di Cui, A Cui, Cui, Da Cui, nel singolare unitamente, e nel plurale, risparmiandoci nel secondo e nel terzo caso d'amendue i numeri, il segno di esso, ogni volta che ben venga fatto. Si usa pertanto ovunque, fuorchè nel retto. Ma perchè il Cinonio, largheggiando la mano, adduce anche del retto l'esemplo, che io son ora per riferire, ed è posato in falso, io temo, e non senza ragione, che qualcheduno, alla maniera di quello studente di pittura, cui venne fatto, lasciando le buone opere del suo precettore in disparte, di copiare appunto ove il maestro avea fallato, io temo, dissi, che qualcheduno men che pratico, sia per servirsi di tale autorità con imitarla. Quindi fa di mestieri vedere quanto il Cinonio stesso si sia ingannato col fidarsi delle ree stampe negli esempli, di cui le regole sue andò fiancheggiando. Nel porre adunque sotto l'occhio de' suoi leggitori un esempio multiplice di Fazio Uberti nel Dittamondo, dice, che non dee usarsi il pronome Cui nel caso retto; se non volessimo (ecco le sue parole) se non volessimo seguitare chi disse alla maniera tua siciliana nel Dittamondo, I, 29:
Cui ti potrebbe dir li molti danni,
Cui ti potrebbe dir la lunga spesa,
Cui ti potrebbe dir li gravi affanni,
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Cinonio Di Cui A Cui Da Cui Cinonio Cinonio Fazio Uberti Dittamondo Dittamondo
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