Questo benedetto Altrui nominativo è così ito a genio di quelli che la grammatica serva rendono dell'orecchio loro, talvolta guasto, che nel Poema del Tasso fanno vedere i suoi difensori esservi stato chi, nel farsene le prime stampe, un Altri in caso retto regolatamente pronunziato, lo venne a cangiare in bella prova in Altrui.
Passo finalmente ai pronomi Questo, e Questa; Cotesto, e Cotesto; Quello, e Quella; e dico che molti non Toscani errano in essi bene spesso, dicendo Cotesto di cosa presente, e facendolo equivalere appunto al pronome Questo, è cotanto diverso.
Nè in dissimil guisa fanno del Costui e del Costei, usandogli in sentimento di Cotestui, e di Cotestei, che sono di persone solo presenti a chi ode, o da lui intese. Di tal cambiamento narra un'istorietta il Buommattei; ma senza che la ridiciamo, i molti equivoci, e dannosi, che nascono dal così servirsi di sì fatti pronomi, son palesi a coloro che usano o carteggiano con quei Veneziani e Lombardi che letterati non sono. Laonde si può affermare, senza tema d'esagerazione, che in questo affare più sicuri sono i nostri battilani, e la vil nostra plebe, che, generalmente parlando, le persone civili di alcuni paesi.
Quindi, e non d'altronde, nasce, a mio parere, l'equivoco, il qual noi scorgiamo nei Lessicografi latini, alcuni de' quali il pronome Questo, per Cotesto, alle voci latine equivalenti non bene assegnarono. Nè è maraviglia, tuttochè dotti fossero, e diligenti, se dalle patrie loro ciò può venire. Ambrogio Calepino, per parlare d'alcun di questi, di Bergamo era, e Mario Nizolio in Parma dimorerà, e Giovanni Passerazio era franzese, il cui nome però ne' Dizionari fu posto gratis dalla astuta industria di alcuni editori, a fine di accreditare con esso le corrotte lor correzioni.
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