Prima ch'io fuor di puerizia fosse:
e similmente avanti per la stessa cagione detto aveva nel Purgatorio, al 17:
I' mi volgea per vedere ov'io fosse:
la qual rima benedetta, per digredire qui un picciol passo, pių strano sforzo fece col cangiare insino il numero lā nell'Inferno, all'8:
Le mura mi parea, che ferro fosse.
Ma, per tornare anche nell'Inferno, al 5, si legge:
Io venni men, cosė com'io morisse:
sul qual luogo Benedetto Menzini, appellatosi benedetto Fiorentino, cosė scrisse: "Morissi č il suo dritto. E pur qui non č fatto senza un buon novero di esempi, non solo in mezzo al verso, che vale a dire dove la rima non costrigne, come anche in ogni qualunque luogo ne venisse talento agli scrittori, i quali, se non altro, dalla loro venerabile antichitā vengono difesi. Boccaccio, Giornata 3, Novella 7: Non che io promettesse. Petrarca, Canzone 20:
Non convien, ch'io trapasse, e terra mute.
Quivi medesimo:
Nč pensasse d'altrui, nč di me stesso.
Che se questi, ed altri infiniti, che se ne truovano, sono o scorso di penna, o errore di stampa, ed io altresė mi contento di avere errato nell'osservazione."
Or qui della cortesia e docilitā del Menzini stimo io che non compla abusarsi, imperciocchč appunto segue quello, di che egli avea alcun timore. Primieramente, che il primo Morisse, da cui egli fu indotto ad assembrar questi, da lui tenuti per simili esempli, venga scusato dalla rima, ognuno il vede. L'esempio del Boccaccio non cel mantengono nč l'ottimo Testo della Mediceo-Laurenziana, nč i buoni MSS., e nč pur le stampe pių esatte: di che ognuno puō esser di per sč cognitore; laonde qual moneta falsa, contraffatta, o di mal conio, ne' giusti pagamenti non puō correr giammai.
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