Sono molti degli avverbi, alla maniera dei nomi, positivi, comparativi, e superlativi; sulla qual cosa uopo non vi ha che ci diffondiamo in parole.
Maraviglioso certamente è l'uso di essi presso i Toscani, imperciocchè per mezzo d'alcuno avverbio si dicono cose tali, e di tanta espressione, che talvolta non vi si giugne con un circuito di molte parole insieme. Quindi è, che si veggiono, trall'altre cose, una mano d'imprese essere state graziosamente co' soli avverbi animate; due delle quali or la memoria mi somministra. Una si fu quella che alzò Federigo primo, duca d'Urbino, il quale, facendo un ermellino dal fango d'ogn'intorno bloccato, vi aggiunse il motto Non mai, per ispiegare la natura di quello schivo e guardingo animale. L'altra fu l'impresa di Gasparo Lanci, che facendo una lancia morsa da una serpe, le diè l'anima col motto Indarno, toltone il pensiero dal Canto trentesimoterzo del Furioso.
Varie sono le desinenze di essi avverbi, non avendovi alcuna vocale, in cui molti di loro non vadano a terminare. Ma quello che più rileva, si è la loro immensa multiplicità; della quale se io ora entrassi a far novero, quantunque all'ingrosso, potrei da questa parte sola far ragione dell'abbondevolezza del volgar nostro. E ben si fa il conto che la sola voce latina pariter, con quindici toscani avverbi si esprima. So d'avervi altravolta da questo luogo narrato come la lingua franzese, mercè il nostro gran Vocabolario della Crusca, per opera di Monsù Veneroni arricchita venne di molti e molti avverbi, di cui la Francia mancava, non esser loro data la desinenza di quel linguaggio; nel che sembra che abbiamo renduta la pariglia ad essa nazione, per quelle molte voci, che in antico da lei attinsero i nostri; una gran parte delle quali ne somministrano il volgarizzamento delle Pistole di Seneca, il libro intitolato Difenditore della Pace, di Marsilio Padovano, e più altri.
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