Alcuni avverbi per proprietà della lingua, in ONE finiscono, o in ONI. Tali sono:
Boccone, e Bocconi.
Brancolone, e Brancoloni.
Carpone, e Carponi.
Ciondolone, e Ciondoloni.
Dondolone, e Dondoloni.
Gomitone, e Gomitoni.
Penzolone, e Penzoloni.
Rovescione, e Rovescioni,
Tastone, e Tastoni.
Tentone, e Tentoni.
Ginocchione, e Ginocchioni, ed anco Inginocchioni, i quali ultimi ad alcuni affettati parlatori, che stanno a indagare scrupolosamente l'etimologia d'ogni parola, che loro esce di bocca, sembrando male esprimere il flexis genibus de' Latini quella voce che ha sembianza d'accrescitivo, amano anzi di dire In ginocchio, o In ginocchi; e così dicendo non cavereste loro del capo a patto nessuno, che e' non iscelgano una dizione migliore. Abbiamo anche in volgar modo Aioni, che unito al verbo Andare val l'istesso che l'Andare aiato, che disse il Boccaccio, cioè Andare attorno perdendo il tempo. E sì abbiamo Trottone, Andar di trotto.
Molti ne sono che finiscono in UNQUE, e alla foggia antica terminavano in UNCHE. Ciò sono Comunque, Quandunque, Ovunque, Quantunque; e di quest'ultimo dubitò forte lo Strozzi se in Dante, e nel Petrarca si trovi per Benchè. Tuttavolta, avendolo, se non essi, almeno il Boccaccio, e nella giornata 2, novella 5, e nella giornata 4 novella 6 e 7, e nella giornata ottava, novella 7, ed, oltre a questo, usandolo l'autore delle Vite Toscane de' santi Padri, non è da sfuggirsi nella prosa.
Sebbene, per Benchè, è un certo avverbio che ne' principali lumi di nostra favella non si trova, e sarei forse per crederlo moderno anzi che antico, se io non vedessi che l'ha usato fra Domenico Cavalca de' predicatori nel Trattato de' Frutti della Lingua.
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