E giacchè, non volendo, siamo di nuovo entrati negli avverbi composti, notevole è che moltissimi avverbi terminano presso di noi in Mente, non vi avendo addiettivo, nè superlativo, donde non si possa formare il suo avverbio in questa guisa finiente, nel che sembra che ritengan essi di quella derivazione che il Menagio assegna loro con dire, che formati sono dal latino Mente, aggiuntovi il suo epiteto. Così in Ovidio:
Insistam forti mente vehendus equis.
Ed un residuo del suo principio ne veggiamo noi in fra Guittone, ove nella lettera decima Retta, per Rettamente, e Stretto, per Istrettamente si legge. Ed, oltre a ciò, nella lettera decimanona Speziale, per Ispezialmente, e nella ventesimasettima Maggio, per Maggiormente.
A quest'oggetto, credo io che alcuni dei nostri migliori comici, si prendano nelle lor commedie in verso sciolto la libertà di sciogliere un avverbio ponendolo mezzo al finir d'un verso, e l'altro verso ricominciando col Mente, che è fine dell'avverbio. Ma che dico io de' comici? Cotal libertà mi sembra che se la siano presa ancora gli epici, come l'Ariosto, e 'l Berni, ne' loro Poemi, ed i lirici ne' loro Sonetti, sovvenendomi ora quello d'Angelo di Costanzo nel Sonetto 5, che dice:
Simile avviene a me, che troppo ardita-
Mente furai dal vostro divin voltoLa fiamma, onde i miei scritti han fama e vita:
A questo sol fine convien fare picciola pausa sulla sesta sillaba di quel verso del Petrarca, recitandolo,
Nemica natural-mente di pace.
A quest'oggetto altresì sembra che facesse sulla prima di Vilmente una posa, quasi distaccasse un avverbio in due parole, il maggior Poeta toscano, allorchè nel ventissimo-quinto del Purgatorio gli piacque di cantare:
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Mente Menagio Mente Ovidio Guittone Retta Rettamente Stretto Istrettamente Speziale Ispezialmente Maggiormente Mente Ariosto Berni Poemi Sonetti Angelo Costanzo Sonetto Petrarca Vilmente Poeta Purgatorio
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