In tal modo i Foresi nostri parlano.
Eravi ne' primieri secoli della lingua Suso, e Giuso, che Dante, e Francesco da Barberino, per la rima dissero ancora Gioso e Soso; ed eravi la dizione Introcque dal latino Inter hoc usata da ser Brunetto e da Dante, per Intanto, la quale in oggi è così vero che non viene usata, che appena è intesa; e sì l'altra A fusone, cioè Abbondantemente dal latino ad effusionem, adoprata da Ber Brunetto già, e dal Villani, oggi dismessa.
Quindi spetta il far di quelle che sono in uso una giudiciosa scelta, ed osservar saggiamente qual sia il componimento, in cui le dobbiamo adoprare, per non avere a incorrere quella taccia di chiDelphinum silvis appingit, fluctibus aprum.
Per ragion d'esemplo, se io farò un discorso familiare e pedestre, ovvero rusticale, o pure al volgo adattato, io mi varrò benissimo delle locuzioni A iosa, A biscia, A ufo, A vanvera, o A fanfera; se poi avrò fra mano un componimento grave, e sostenuto, adoprerò in quella vece In abbondanza, Copiosamente, In copia, Senza ricompensa, Senza dispendio, Innavvedutamente, e somiglianti. Altramente operando, caderei in un vizio, forte ripreso da molti, fra' quali da Petronio; il quale, ragionando della eccellenza poetica scrive: Effugiendum est ab omni verborum, ut ita dicam, vilitate, et sumendæ voces a plebe summotoe; e sì da Girolamo Vida, che nella Poetica al terzo così ne ammaestra:
Iamque age, verborum qui sit delectus habendus,
Quæ ratio; nam nec sunt omnia versibus apta;
Multa decent scenam quæ sunt fugienda canenti
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