Aut Divum laudes, aut heroum inclyta facta:
Ergo alte vestiga oculis, aciemque volutaVerbum silva in magna; tum accomoda
Musis Selige, et insignes vocum depascere honores;
Ut nitidus puro versus tibi fulgeat auro;
Reiice degenerem turbam nil lucis habentemIndecorasque notas; ne sit non digna supellex.
Nč fia, per ultimo, ch'io tralasci delle forme avverbiali quella che pił acconcia mi parrą al periodo. Ed oh avessi io ora tanto di tempo; quanto avrei desio di mostrar coll'esemplo alla mano, quanto il periodo si rifą della scelta giudiciosa collocazione degli avverbi! Ma chi sa che questa mia brama non vada io dissetando nella Lezione vegnente, ove, spiegate gią avendo le regole principali della grammatica, che sovra 'l parlare, e sullo scrivere si raggira, io non mi stenda ancora a dir qualcosa di passaggio del Periodo toscano; di quel periodo, che se fia da noi altri maestrevolmente lavorato, sorprende e rapisce; le cui regole o da pochi vengono proposte a seguirsi, o da molti si veggiono strapazzate.
LEZIONE NONA.
Del Periodo Toscano.
QUEL saggio benemerito cittadino di Atene, cui la grata patria per nobile immortal guiderdone trecensessanta statue di bronzo fece innalzare, Demetrio Falereo, io dico, nel suo celebre Trattato dell'Elocuzione, accintosi a parlar del Periodo, tratta prima dei membri e degl'incisi, come parti sustanziali, da cui riceve esso materialmente il suo essere; poichč dalla chiara cognizione di questi, la perfetta intelligenza di quello si facilita, se non in tutto, in gran parte.
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