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      Questo periodo da Aristotile, nel libro 3 della Rettorica, al cap. 9, vien poi diviso in semplice ed in composto, non altro essendo il periodo semplice, che quello che fatto è d'un membro solo; il composto, quel di più membri.
      Seguendo io qui la traccia degli antichi e dei moderni, che hanno fatto sopra di ciò trattati pienissimi, molte cose portar vi potrei, le quali, per non voler trascrivere quel che dagli altri fu scritto, a bella posta tralascio; tanto più che le cose, che dir potrebbonsi, non meno appartengono al greco ed al latino periodo, di quel che al nostro toscano abbiano attenenza. Si possono elle adunque in abbondanza vedere in Demetrio Falereo medesimo, in Aristotile, in Cicerone, in Quintiliano, ed in tutti i loro Comentatori, e nel Trattato del Numero oratorio, che fece Giovita Rapicio, e sì ancora in più altri; poichè mio intendimento si è di ragionare a voi soltanto del Periodo Toscano, dal Boccaccio con sottile accorgimento nella lingua nostra introdotto, e di trattarne alla guisa che delle altre gramaticali cose nelle passate Lezioni mi è venuto fatto di ragionare; a solo fine di togliere, quanto per me si puote, da chi forbitamente scrivere o favellare intende, un inconveniente, che in più professioni io veggio avvenire, ricordevole d'un dubbio del famoso Dionisio Longino, perchè al suo secolo, non nascessero, se non radi, gl'ingegni atti alle finezze dell'Orazione; quasi che l'arte del dire, alla maniera sia d'alcune vene di metalli o di alcune fonti, che col tratto del tempo, o esaute, o presso che aride si conducono.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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