. . . . . . . . . . Vostre voglie diviseGuastan la più del mondo bella parte,
Da questo ordine asseriscono i maestri del dire, e l'esperienza altresì l'insegna, che la gloria di chi parla, e la vittoria e il trionfo suo sopra il favellare degli altri, depende, non altramente che nelle battaglie la bene ordinata milizia a vincere è espediente. Da questo adunque andar non può disgiunta naturalezza e chiarezza, che sono due delle principali cose che il periodo buono costituiscono; avvegnachè la sonorità sia ad esse compagna. Quindi il famoso Longino, laddove della sublimità del dire dà precetti, asserisce che le cose grandi, sparpagliate essendo in qua e in là, mandano in fumo il sublime; fatte poi per la conveniente comunicazione un sol corpo, e col legame dell'armonia attorno attorno serrate, pel giro stesso divengon sonore.
Cotal risonanza poi sebbene esser dee sparsa per ciascun membro, anzi pel periodo tutto, e per dir così, in tutto il corpo del nostro favellare, tuttavolta nel cominciamento, e nel fine del periodo l'orecchio nostro la desidera, l'aspetta, e specialmente nel fine, senza udirla la comprende e l'indovina. Simil modulazione era certamente così a cuore ai Latini ed ai Greci, che vi era per sino tra loro un esercizio, per così dire, a noi totalmente ignoto, il cui artefice con greca spiegante voce appellar si soleva Fonasco, che varrebbe presso di noi esercitatore della pronunzia o della voce; onde si legge di Augusto, di quell'Augusto, sotto di cui il bello ed aureo parlare latino si rendè famoso, che pronunciabat dulci, et proprio quodam oris sono, dabatque assidue Phonasco operam.
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