In sì fatta guisa sarà lecito nella mia impresa sì fatto interrompimento, dalla pratica alla teorica questa sera tornando, ad oggetto di ragionare alcun poco della grammatica arte, tanto, quant'uom vede, necessaria.
Questa pertanto, che è una pratica di porre in carta correttamente secondo le regole migliori, varia è stata giusta la variazione de' tempi, e degli uomini, comecchè eglino non hanno fino a qui convenuto concordemente, nè sperabile è che convengano più che tanto in avvenire, di adoperarne una stessa. Si dolse di questa incostanza tra' Latini Festo gramatico, dicendo che alcuni non pronunziavano come gli altri i dittonghi; e Varrone il simile fece, notando il dirsi da taluno Vea, per Via; e sì Vella, per Villa. Venne successivamente a' tempi posteriori questa incostanza, onde le lapide antiche ne son piene. E per dire cosa a i nostri secoli più d'appresso, ho io osservato che l'ortografia si cangiava da più persone nello stesso tempo scriventi, e ciò, trall'altre, ne' libri di entrata e uscita, ove mutandosi sovente la mano, come mutar si solea il ministro, si veggiono nell'anno stesso, e in un medesimo mese considerabili varietà. Ma che maraviglia, che diversità si scorga da una mano all'altra, se ella si trova negli scritti di una mano medesima? Io vi farei, se tempo ci fosse, vedere alcune scritture toscane, ove incostante apparisce l'istessa mano operante, a capriccio, non so se io dica, o dubbiosa; e tanto so d'aver notato, non che negli scritti di questa favella, nelle poche nostre toscane inscrizioni, ove a torto s'incarica talora di negligenza lo scarpello che le incise.
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Latini Festo Varrone Vea Vella Villa
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