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      Altri dipoi la punteggiatura arricchirono dell'interrogativo punto, e dell'ammirativo; non che questo ultimo non apparisse anche tra' Latini ne' loro Codici, asserendo il dottissimo Anton Maria Salvini, che infiniti ivi se ne veggiono; ma segni erano del picciolo punto, il quale perchè non sembrasse il massimo, cioè il punto fermo, con una traversa linea lo presero i grammatici a dimostrare. In un Codice del Petrarca, il quale aver dovea le virgole diritte, e ben rade, nacque disputa solennissima tra il Menagio, e il Cappellano, se in un tal luogo di quel poeta era preso, o no per ammirativo; lo che serve di qualche riprova a ciò ch'io da principio dir volli dell'importanza di questa benedetta ortografia.
      Per questo, nell'assegnare a' vecchi scrittori, come pur convien fare, moderna interpunzione, vi è sempre stato chi ne ha ricusato il carico, temendo, in vece di migliorargli, di rendergli peggiori; ed altri vi sono, che, o ritenuti da questo, o dall'amore alla venerabile antichità, sono di parere, che un autor vecchio, nell'ortografia raffazzonato alla moderna, mostruosamenle somigliante sia ad una donna, di anni e di vezzi cascante, che si sforzi co' belletti e co' lisci la sua età ringiovanire.
      L'uso presente però di questi punti da i più ricevuto e praticato si è l'appresso. Qualora la posa del leggitore dee esser piccola, qual si sente davanti alla copula, ed al che, la virgola ne è il vero segno. Se mezzana, qual tra gl'incisi del periodo, il punto e virgola vi si pone.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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