Diodoro Siculo [14 ] così figura alcuni popoli della Sardegna più ch'altri intolleranti del giogo cartaginese: Gli Iolei allontanaronsi dai conquistatori, ed intanati nelle montagne e scavati sotterranei abituri, la vita sostentarono col frutto delle greggie: larga ebbero quindi copia di vitto, e il latte, il cacio e le carni diedero loro bastevole nutrimento. Questo tenore di vita durano anche oggidì liberi dalle molestie dell'agricoltura, e comecché i Cartaginesi mosse abbiano contro a loro grandi forze, la difficoltà nondimeno dei luoghi ed i laberinti delle sotterranee cavità li difesero dai loro tiranni, ed i Romani stessi colla loro forza guerriera tentarono invano, benché spesso, di soggiogarli".
Rimembranze sono queste ed immagini dell'antica vita pastorale menata in Sardegna dai coloni dell'Oriente, o da quelle altre nazioni che ne provenivano; giacché dall'Oriente mossero le prime pacifiche migrazioni dell'umana schiatta, come dal settentrione sbucarono in tempi posteriori le orde selvaggie dei conquistatori dell'antico mondo. Non è perciò fuor di proposito, per quanto ragguarda alcune di queste usanze, l'accomunare con le colonie direttamente giunte dalla Fenicia le altrettali sopravvenute in Sardegna, e le Greche specialmente, sull'arrivo delle quali splendide ad un tempo e numerose sono le testimonianze che ne restano.
Se il numero ed il merito degli scrittori detrarre potesse alcuna cosa al discredito di un nome mitologico, un'epoca gloriosa e di somma sua utilità dovrebbe la Sardegna contare nella tanto celebrata venuta di Aristeo, che il primo insegnò agli isolani le regole dell'agricoltura, e il governo delle pecchie e l'arte di coagulare il latte.
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