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      Nonostante questi trionfi il dominio dei Cartaginesi troppo era radicato in Sardegna perché in così breve tempo potesse divellersi, ed i Romani ebbero d'uopo di nuovi combattimenti per afforzare quella passeggiera o limitata dominazione che procacciata loro era dalle vittorie di Scipione. Caio Sulpicio consolo rinnovò in Sardegna la guerra coi Cartaginesi, e vittorioso nelle prime abbaruffate tanto s'inanimì da voler veleggiare inverso l'Africa; locché mal comportando i Cartaginesi, affidato il comando del loro navilio ad Annibale, il quale dopo la fuga dalla Sicilia e la passeggiera di lui comparsa in Sardegna tranquillava in patria, affrontarono in alto mare il consolo. Fu impedito lo scontro dall'insorta burrasca, ed ambo le flotte a loro malgrado dovettero riparare nei porti della Sardegna, aspettando miglior fortuna. Sulpicio allora studiatosi di trarre in inganno i suoi nemici, sedusse alcuni, che, facendo sembiante di fuggitivi, ad Annibale narrassero come il consolo disegnava di nuovo recarsi nell'Africa; né male riescigli la frode, perché Annibale lasciatosi aggirare, salpò con celerità, ed imbattutosi non preparato nella flotta del consolo che aspettavalo al valico, molte navi sue vide affondate prima che si rimettesse dallo stupore dell'impreveduto assalto, il quale era anche favoreggiato dal vento e dalla nebbia. Conosciuto alla fine il rischio, sbandarono i Cartaginesi, e ricovratisi in diversi luoghi perdettero per la fuga della ciurma molte altre navi, che vote caddero in potere del vincitore [111] . Annibale disperando allora di poter tener saldo contro ai Romani, che rinchiuso lo aveano in un porto dal quale tentar non potea alcuna riuscita, recossi a Solci, ove per improntitudine dei suoi, che sulla di lui stoltezza e temerità rifondevano ogni disastro, perdé la vita crocifisso [112] ; locché non dee far meraviglia in un popolo il quale fra le massime di sua politica annoverava quella di affiggere in croce anche quei duci che con prospera fortuna amministrato aveano la guerra, sempreché non con eguale consiglio l'avessero governata [113] , all'aiuto dei Numi riferendo la buona sorte ed a colpa dei capitani imputando i male acconci disegni [114] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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