Guerra aperta non era in tal tempo fra le due repubbliche, ma odio eguale, che in Roma scoppiava più apertamente per la prosperità della prima guerra punica ed in Cartagine rattenuto era e simulato per causa delle antiche e delle presenti misavventure. Li Cartaginesi quindi non per opporsi palesemente ai disegni dei Romani che faceano le viste d'ignorare, ma per richiamare all'antica sommessione un'isola sulla quale maggiori dritti potean far valere, preparavansi a riconquistarla; i Romani dal loro canto spregiando le illusorie menzogne della cautela politica, riconoscendosi in quel momento i più forti, il destro afferrarono di sbarbare dall'isola i Cartaginesi non colla forza, ma colla minaccia delle armi. Celebre nelle antiche storie si è questo tratto della loro politica ingiustizia, che da Polibio [119 ] illustrato fu con tale splendore di testimonianze, da non lasciar dubbio alcuno che nella bilancia della pubblica ragione dei Romani l'acquisto della Sardegna preponderava all'osservanza della pattuita fede. Dichiararono addunque i Romani a Cartagine improvvisamente la guerra, allegando a pretesto, che gli apprestamenti di guerra fattisi nell'Africa non contro alla Sardegna, ma contro a Roma si dirigevano; conoscendo tuttavia nel loro animo che ai Cartaginesi assaliti da tanti disastri, altro mezzo non rimaneva per cansarsi dal maggiore di tutti, cioè da nuova guerra romana, fuorché il sagrifizio dell'isola sì acremente disputata. Né delusi rimasero in questa antiveggenza, perché i Cartaginesi inabili ad opporre il petto a tanta piena di mali, ceder dovettero all'imperiosa condizione loro imposta, e riscattarsi dalla guerra rinunciando ai diritti loro sulla Sardegna e pagando ai Romani per soprassoma mille dugento talenti [120] .
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