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      Non tardò tuttavia a riconoscersi il novello bisogno d'affidare il governo delle cose sarde al primario magistrato della repubblica; e perciò spedito fu nell'isola dai padri poco dopo il consolo C. Attilio Regolo, il quale o perché incontrata l'abbia bastantemente quieta, o perché in breve tempo siagli riescito di ricondurla all'obbedienza, non esitò punto a ritirarne tutto il suo esercito appena venne avvisato del pericolo in cui trovavasi in Italia il suo collega nel consolato Lucio Emilio Papo, che con dubbia fortuna combatteva contro ai Galli dell'Insubria; e cadde ben in acconcio per la prosperità delle cose romane l'opportuno ritorno di Attilio, il quale lasciò la vita in quella fazione ma assicuronne il felice evento [132] .
      Ribollivano frattanto in Cartagine i mali umori contro a Roma, ed i sentimenti della generale indegnazione scoppiati erano alla fine con violenza dal petto d'Annibale, che nel suo grand'animo capace conosceasi di avvallare quell'orgogliosa nemica. Travagliava fra le altre cose lo spirito di quel valoroso la Sardegna perduta [133] , né causa alcuna maggiormente incitollo [134 ] ad inalberare il vessillo della seconda guerra punica sulle ruine di Sagunto. Fu allora che gli ambasciatori romani recatisi a Cartagine, quantunque ben sapessero che la cessione della Sardegna distornato avrebbe l'imminente pericolo, saldi d'animo nullameno stettero contro alle minacciate calamità, e denudando il petto, qui, dissero, a voi rechiamo o pace o guerra; e guerra recarono.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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