A Quinto Mucio pretore toccato non era in sorte di poter nella Sardegna governar questa guerra; invece i padri, o perché lo credessero più atto ai negozi d'una provincia pacifica, o perché meno ingrata riescisse agli isolani la presenza di quest'uomo, gli prorogarono per altri tre anni la pretura, assegnandogli per raffrenare la provincia due legioni [153] . Eguale numero di legioni decretato fu a riguardo dei pretori succedutigli, Lucio Cornelio Lentulo [154] , Publio Manlio Vulsone [155 ] e C. Aurunculeio [156] , stato confermato nel magistrato in un tempo in cui altri timori sorgevano di qualche nuova invasione cartaginese. Perloché a Scipione fu dai padri imposto delle ottanta navi che sotto il suo comando ritenea, cinquanta ne spedisse in Sardegna, che a tutto potere si opponessero allo sbarco dei Cartaginesi ed ogni conferenza cogli isolani loro impedissero [157] .
Non essendo comparsa alcuna flotta cartaginese, quieta continuò a mostrarsi la Sardegna, come lo fu ancora nelle seguenti preture di Aulo Ostilio Catone [158] , di Tiberio Claudio Asello [159 ] e di Gneo Ottavio [160] , durante il governo dei quali notano solamente gli annali romani essersi dato lo scambio alle vecchie legioni ed aver Gneo Ottavio colto felicemente il destro d'impadronirsi di molte navi puniche, che un gagliardo soffio di vento spinto avea nei lidi sardi: indirizzavansi queste ai porti d'Italia e vittuaglia e moneta recavano agli eserciti d'Annibale e d'Asdrubale; ma il pretore avendole assalite con vantaggio di luogo e di tempo, venti ne affondò e sessanta ridusse in suo potere [161] .
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