S'ignora come abbiano ministrato la provincia i pretori che a Lentulo succedettero, Marco Fabio Buteone [167] , Marco Valerio Faltone [168 ] e Lucio Villio Tappulo [169] . Non così dell'uomo grande che loro fu surrogato, le cui virtù civili dovettero confortar l'animo dei provinciali, stanco non meno delle avversità della guerra che delle angherie della pace. Marco Porcio Catone tratto era a pretore della Sardegna ed un esercito gli si concedeva di tremila fantaccini e trecento cavalli [170] ; ma la tutela maggiore del suo magistrato riposta era nel suo grand'animo, nella sua pubblica giustizia, nella sua privata modestia. Ecco come Plutarco [171 ] descrive la sua pretura: toccato essendogli, dic'egli, il governo della Sardegna, dove i precessori suoi costumati erano di aver padiglioni a spese pubbliche, letti e toghe, di tenere una quantità numerosa di servi ed amici, e di recare grand'aggravio per dispendio e per apparato di cene, egli vi si portò con un'incredibile differenza per la frugalità sua. Per niuna cosa ebb'egli d'uopo di pubblica spesa veruna e quando portavasi alle città ad esso soggette, non in cocchio vi andava, ma a piedi, conducendosi dietro un solo ministro pubblico che gli portasse una veste ed un vaso pei libamenti da servirsene nei sagrifizi. Così facile e semplice davasi egli a divedere a coloro ch'erano sotto il suo comando. Ma ben per contrario gravità e severo contegno ei mostrava coll'esser inesorabile nelle cose giuste e rigido ed inflessibile nel voler appuntino eseguiti i comandi ch'ei dava; di modo che il dominio dei Romani non riuscì giammai a quella gente né più amabile né più terribile al tempo stesso".
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