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      Lucio Lucullo in tale circostanza dopo aver già compiuto il suo ufficio di pretore urbano, tratto venia a pretore della provincia sarda; ma rifiutò egli quel carico e con grande perseveranza richiese d'andarne esente, niun altro motivo allegando che questo: esser soliti coloro che assumono il governo delle provincie ogni cosa mettere a soqquadro. Forse non è questa una pruova della di lui costanza d'animo, ch'eragli pur lecito d'imitare altri modelli; ma lo è almeno o della di lui buona fede, o del conto in cui tenea le fresche minaccie d'una legge non ad altro diretta che a lasciar aperta la via degli onori agli ottimi. Nuova testimonianza in ogni caso è del discredito in cui cadute erano presso ai Romani le amministrazioni provinciali. Che sarà stato dunque nelle provincie istesse, sulle quali gravitavano gli eccessi d'ogni maniera? Ben a ragione pertanto Cicerone nella più grave delle sue scritture recentemente ridonata alla luce [208 ] diceva: se tale abuso e tale licenza più largamente mai si diffonda e l'impero nostro dal diritto alla forza trasportato sia, talché coloro i quali a loro posta sonoci sommessi dal solo terrore vengano costretti, quantunque a noi, che sì oltre siamo cogli anni, oramai il tempo sfugge, pure io m'inquieto pei discendenti nostri e per quella immortalità della repubblica, che salda potria serbarsi se i precetti ed i costumi si rispettassero dei nostri maggiori".
     
     
      LIBRO QUARTO
     
      Dopoché i Romani giunti erano al colmo della dominazione, recando le loro armi vittoriose dappertutto, rivolte le aveano in se stessi; ed i più illustri fra essi, pretendendo alle private loro ambizioni o corrucci i simulati nomi d'amor di patria, di libertà, di tutela dei patrizi o della plebe, ammaestravano ogni ora più il popolo a venerare nella repubblica, non la repubblica stessa, ma la parte che ciascheduno vi seguiva; per la qual cosa non già cittadini si poteano appellare gli antichi Quiriti ma clienti.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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