Dichiarato allora Lepido dal senato nemico della repubblica, come forse lo sarebbe stato Pompeo succumbente, riparò in Sardegna; ove tentato avendo, ma con niun frutto, di restaurare la guerra [210] , poco stante ebbe a morire [211] . Né l'accoramento solo o la disperazione per la mala riuscita della sua intrapresa lo trasse ivi a tal fine, ma più pungente cura; perché venutagli in mano una lettera la quale il chiariva delle dissolutezze della sua consorte, e conoscendo che negato eragli anche l'asilo delle domestiche consolazioni, tedio maggiore sentì d'una vita da tutti i lati infelice [212] .
È da credere che niun commovimento durevole abbia potuto destare la presenza di questo proscritto, benché il legato suo Perpenna siasi adoperato a tutto potere, anche dopo la morte di Lepido, a sollevare gl'isolani; eglino infatti, allorquando stanchi furono dalle molestie di questo nuovo capo di parte, con facilità dispersero il suo esercito, obbligandolo a riparare in Ispagna, ove prese parte nella guerra di Sertorio [213] . Molta concitazione d'animi dovette invece suscitare in Sardegna l'incursione, che alcuni anni dopo seguì dei famosi corsali della Cilicia, i quali ardirono non solo di affrontare la potenza, ma di mettere all'estrema prova la pazienza di Roma, costretta ad annoverare fra le sue guerre più importanti la guerra piratica. La temerità di questi corsali si era manifestata da principio sulle coste di Sicilia; indi avea preso maggior lena duranti le vicende della guerra mitridatica, che altrove chiamava gli sforzi e l'attenzione della repubblica; e giunta era infine al colmo dell'ardimento, allorché nello scoppiar delle guerre civili i pensieri dei Romani a tutt'altro scopo indirizzavansi che ad affrancare la navigazione.
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