Pagina (93/1187)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Perlocché se la storia non è diretta solamente a confortar lo spirito umano della narrazione delle grandi geste, ma ad ammaestrarlo anche col mostrare le debolezze degli uomini grandi, non infruttuoso fia di considerare a questo punto l'esitanza di Cicerone appetto a quei due Sardi, giudicandola colle stesse sue parole.
      Non dissimulo in questo luogo a me stesso quanto per la natura degli avvenimenti che compongono gran parte di questa istoria, la narrazione sia digradata e mancante di quella dignità che o dalle sole pubbliche cose deriva, o dall'esaltazione almeno delle private passioni. Anzi talmente io riconobbi fin dal principio questo grand'ostacolo, che lunga pezza rimasi dubbiante se dovessi o no produrre dinanzi al pubblico una scrittura al cui intrinseco difetto io abile non era a sopperire colle grazie dello stile. Ma ebbi a confortarmi nel pensare che i miei nazionali non inutile del tutto alla loro istruzione reputerieno questa mia fatica; locché se appo gli stranieri non mi fia lecito sperare, non perciò incontrerò la taccia di profanatore della storica gravità; ché ad ogni qualunque nazione lecito è il compilare i patrii ricordi, a nissuna l'affazzonarli a suo grado. Per la qual cosa se alle grandi le piccole intraprese ed ai sommi gl'infimi scrittori permesso fosse di paragonare, ardirei di qui riportare a mio rinfrancamento ciò che Tacito di se stesso scriveva [249] : minute e poco memorevoli vegg'io che parranno le più delle cose che ho detto e dirò, ma non sia chi agguagli queste nostre storie alle antiche Gli scrittori di quelle narravano guerre grosse, città sforzate, re presi e sconfitti, e dentro discordie di consoli con tribuni, leggi ai terreni e frumenti, zuffe della plebe coi grandi, larghissimi campi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Cicerone Sardi Tacito