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      Inquieta nullameno fu per Ottaviano quella possessione, che poscia consolidarsi dovea nelle di lui mani con quella di tutto l'impero. Sesto Pompeo, figlio superstite di Pompeo il Magno, infestava già da qualche tempo col suo navilio le coste tutte marittime, ed occupata la Sicilia, anche alla Sardegna estendeva le sue scorrerie, onde Ottaviano nissun profitto ricavava da una provincia che in tal modo venivagli disputata, mentreché dalle altre larga copia traeva di danaio per sostentar la sua parte [257] . Accrebbe l'ardire e le speranze di Pompeo l'esortazione di occupare quell'isola fattagli da Antonio duranti le nuove dissensioni insorte fra lui e Cesare. Spedì egli allora a tal uopo Menodoro con potente flotta e con quattro legioni, e queste sia per la forza preponderante, sia perché l'unione di Sesto con Antonio potea far presagire in quel momento un rivoltamento di sorte per Ottaviano, ottennero agevolmente che le due legioni, le quali a di lui nome custodivano la provincia, si mescolassero coi novelli invasori [258] .
      Fu tuttavia di poca durata la contenzione di quei due rivali, come lo fu poscia la pace. Rinnovata l'antica divisione delle provincie, nuova facilità si offerì a Cesare di ripigliare in Sardegna il potere toltogli da Pompeo, e per mezzo di Eleno, suo liberto, ne ottenne un'altra volta il possesso [259] . Ma Sesto, irritato non meno per la mancatagli fede d'Antonio che per la provincia presagli, alla riconquista dell'isola con nuovo ardore e con forze maggiori intendeva.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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