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      Ebbe nullameno in brieve tempo ad esperimentare qual fiducia si debba riporre in un mancatore di fede; poiché incerta essendosi dichiarata la sorte nella battaglia navale poscia combattuta fra Menecrate, generale di Pompeo, e Calvisio Sabino, sotto il quale Menodoro militava, quantunque i grandiosi apprestamenti fatti da Cesare per rinnovar la pugna con miglior esito dovessero presagire alle parti di Pompeo esser imminente l'estremo degli scontri; pure o per illusione di false speranze, o perché agli uomini di fede labile ogni cosa è men dura che la costanza nella fede, di nuovo passò sotto ai vessilli dell'antico suo signore [263] .
      Non appartiene a questa storia il narrare le vicende della campagna navale decisiva che seguì, e come Agrippa vi si ricoperse di gloria e come mal augurosa sia stata la sorte di Sesto Pompeo, il quale, spento il lume della nave pretoria, gittati nelle onde gli anelli, fuggì occultamente, tutto, al dir di Floro [264] , paventando salvo il sopravvivere. Dirò solo che questa fazione assicurò a Cesare il dominio della Sardegna e fece obbliare il modo con cui ebbe ad ottenerlo. Tanto anzi si mostrò egli pago di tal sicurezza, che fugato appena Sesto Pompeo, si dispose a trapassare in persona nella Sardegna; ma ne fu impedito dalla violenza delle tempeste che in quel tempo agitarono per lunga pezza il mare [265] . Nell'ultima perciò delle guerre civili di quell'età, allorquando i due rivali superstiti combatterono l'uno per lo dominio del mondo e l'altro per lo dominio del mondo e per la vezzosa regina dell'Egitto, la Sardegna assieme all'Italia, Sicilia, Gallia, Spagna, Africa ed all'Illirico, parteggiò per Cesare e soccorse le di lui armate [266] : onde la battaglia d'Azio non tanto servì a confermare quelli isolani nell'obbedienza di Ottaviano, quanto ad assicurarli che non mutando signoria non avrebbero a sopportare alcuna vendetta.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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