Laonde, se oggidì eziandio quei popoli che travagliati sono dalla mole confusa della legislazione, abbenché questa derivi da una sola autorità, pure vanno soggetti a tanta incertezza nel riconoscere ed a tanto dispendio nel guarentire i dritti civili, è da credere che maggiore sia stata l'infelicità delle provincie sotto una giurisprudenza così cangiante, e ciò che più porta, applicata dal pretore istesso, il quale legislatore e giudice al medesimo tempo, tuttavolta che avesse il volere, possedeva anche i mezzi di manomettere ogni istituzione non conforme alla sua volontà.
A tanta dubbiezza ed incostanza di legislazione giammai non si provvide in modo ampio e stabile durante il governo della repubblica, la quale, non che por mente alla necessità delle provincie, non più avea dopo la promulgazione delle tavole decemvirali curato di sottoporre a norme invariabili i giudizi dei pretori stessi di Roma. I più saggi fra gl'imperatori s'avvidero che d'uopo era riparare ai molti inconvenienti d'una legislazione siffatta; e perciò dopo che Adriano pubblicato ebbe quel famoso suo ordinamento dai giurisperiti conosciuto col nome di editto perpetuo del pretore, anche un editto provinciale perpetuo videsi promulgato [305] ; dopo il quale se l'arbitrio restò a ciascun pretore di contorcere od obbliare la legge, non gli rimase almeno quello di farla. Finalmente allorquando Antonino Caracalla [306 ] non per alcuna elevata o generosa massima di stato, ma per le ragioni fiscali che in appresso verranno in luogo più acconcio riferite, ai provinciali tutti estese l'onore della romana cittadinanza, anche le leggi romane comunicate furono alle provincie, le quali non riconobbero più giurisprudenza diversa da quella dei loro dominatori.
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Roma Adriano Antonino Caracalla
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