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      Nel principio del secolo XVII [459 ] dissotterraronsi, fra le ruine dell'antica chiesa di S. Saturnino in Cagliari molti depositi di vecchi ossami, nei quali il nome dei defunti trovavasi segnato con lettere iniziali che, interpretate, poteano dinotare esser quelle tombe di beati martiri. L'arcivescovo di Cagliari Francesco d'Esquivel, avvisando che appartenessero quei depositi ai tempi delle persecuzioni religiose, intese con diligenza a salvare dall'obblio i nomi di tanti novelli atleti della fede; ed impiegando ad illustrare quella scoperta ogni suo mezzo, ne indirizzò al pontefice Paolo V la relazione [460 ] ed al tempo istesso fece provvisione acciò la memoria se ne serbasse inalterata nei secoli avvenire. Surse allora nella chiesa maggiore della città quel venerevole santuario che la pietà ne ricorda di quel prelato e che fa fede ad un tempo della splendida sua munificenza. Colsero tosto gli scrittori nazionali [461 ] l'occasione loro offertasi di bandire le maggiori glorie della Chiesa sarda. Ma caddero appena le loro opere nelle mani degli eruditi, che da varie parti insorsero ad oppugnarle gli scrittori di antichità che erano di più gran voce. Perciò il Bollando, incerto nel prestar fede ai monumenti prodotti per accreditare quella scoperta, ometteva di registrarne gli atti nella sua gran raccolta, tostoché alla propria titubazione si aggiungeva l'insinuazione autorevole del cardinale Barberini, mecenate dei dotti del suo tempo, il quale scriveagli: si guardasse dall'accogliere inconsideratamente nelle sue opere le pubblicate relazioni prima che la Chiesa romana ne profferisse giudizio, od altri argomenti del martirio o dell'antica venerazione de' popoli venissero a discoprirsi.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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