Ma poiché a Lucifero stava anche molto a cuore il recarsi in Antiochia per sedarvi le insorte competenze fra il vescovo ariano Euzoio ed il prelato cattolico Melezio, inviò egli al concilio in sua vece due suoi diaconi, ai quali concedette la facoltà di approvare le deliberazioni future dei padri. E da ciò novella sorgente derivò a Lucifero di gravi rammarichi, e nuovo scisma alla Chiesa ed incertezza di sentenze per gli scrittori della storia di quei tempi. Giacché Lucifero avvisando che il mezzo migliore per mescolare le due parti quello si fosse di dar loro un novello pastore, volle ordinar vescovo Paolino, degno ed incontaminato sacerdote, ma non abbastanza caro ai seguaci di Melezio; e con ciò introdusse nel popolo una discordia maggiore, la quale per lo spazio quasi di un secolo turbò la quiete di quella chiesa [505] .
Nel mentre che di questo era gara in Antiochia, vi giugneva Eusebio, latore della lettera scritta da Atanagio per annunziare i decreti dei padri di Alessandria; i quali prevedendo che la rigidezza dovea prestare materia a novelle dissensioni, aveano inclinato a consiglio più mite, riammettendo nella comunione i vescovi ariani penitenti. Eusebio riconobbe tosto quanto fosse arduo il rintuzzare quella effervescenza; quanto difficile l'accostarsi con un solo partito. Epperò da quel prudente uomo ch'egli era, rimanendosi del comunicare cogli uni e cogli altri, né volle approvare l'opera di Lucifero, né per la riverenza d'un tant'uomo palesamente biasimarla. Ma Lucifero, la cui anima ardente ed aperta non comportava i temperamenti mezzani, altamente rammaricatosi del cauto silenzio di Eusebio, ruppe con esso lui ogni comunione, e riprovando i decreti del concilio di Alessandria, abbenché da lui prima abbracciati per lo mezzo dei suoi diaconi, fece ritorno alla patria, colmo l'animo di amarezza contro all'amico suo.
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