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      E delle sole angustie della Chiesa io do cenno, perché delle vicende civili dello stato non restando verun ricordo, possono queste meglio presumersi che riferirsi. Scoppiò poscia novellamente la persecuzione tostoché salì al trono sanguinoso dei Vandali Trasamondo, fratello minore del re trapassato.
      Questi non colla violenza imprese a travagliare i cattolici; ché l'esperienza dei regni anteriori lo avea addottrinato esser la violenza seme che fruttava eroica resistenza. Pose egli l'animo a cattivare i deboli colle allettatrici promesse ed a privare gli altri dell'assistenza dei vescovi, nello zelo dei quali riposava la somma delle cose. Ma il divieto di novelle ordinazioni, che egli a tal uopo bandì, restò deluso per la prontezza dei prelati, i quali eleggendo affrettatamente molti altri sacerdoti e diaconi, li aveano già preposti al governo delle chiese vacanti. Onde rimanendo a Trasamondo, che mal comportava tale disubbidienza, il solo espediente di allontanare dall'Africa i nuovi pastori, ebbe a relegarne un gran numero nella Sardegna [528] .
      Soprastava agli altri per pietà, per severissima maniera di vita, per merito di pubbliche scritture Fulgenzio, vescovo di Ruspa; e fra tanti illustri esuli niuno di essi reputavasi sventurato quando alla nobile causa del loro infortunio s'aggiungeva il conforto di un tanto compagno. Seguiva la stessa sorte il vescovo d'Ippona, e quali gli uomini di altra età recavano alle terre d'esilio i loro penati, recava anch'egli con seco la salma del grande suo predecessore sant'Agostino.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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