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      Mentre faceansi a tal uopo i convenienti apparati sotto il comandamento di Belisario, Goda, duce della Sardegna per Gelimero, uomo di mente sagace e di molto accorgimento, prevedendo i cimenti ai quali dovea in quelle fazioni esser esposto per la difesa dell'isola, avvisò di scerre un espediente con cui e cansasse i pericoli della guerra, e si procacciasse quei maggiori frutti che colla vittoria avrebbe potuto ottenere. Drizzatosi tutto adunque al disegno di ridurre la provincia in suo particolar dominio, scrisse a Giustiniano: allontanarsi egli dal suo sovrano non per ingratitudine o perfidia, ma perché l'animo gli rifuggiva dall'obbedienza di un principe disonorato da tante crudeltà; voler egli sottostare ad un monarca giusto, non esser suggetto ad un tiranno; piacesse pertanto a Giustiniano di essergli cortese di approvazione e largo di ausilio, acciò il proposito suo potesse recare ad effetto. Giustiniano accolse con grande inclinazione le dimande di Goda, e ciò forse era comandato dalla ragion di stato; ma la ragion di stato non può scusare che l'imperatore abbia contaminato le parole sante di prudenza e di giustizia, giusta chiamando e prudente la tradigione di un ribelle [542] . Checché ne sia, siccome coi fatti e non colle ragioni si muovono spesse volte le cose di quaggiù, spedì tosto Giustiniano alla volta dell'isola Eulogio suo legato, il quale vi trovò Goda investito del potere e del nome regio, circondato di satelliti e spirante tutto il fasto di una signoria recente.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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