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      A queste prime provvisioni ragguardanti all'amministrazione civile di quelle provincie, tenne dietro altro ordinamento contenente le norme per lo comandamento militare. Fra le quali si deve specialmente notare la commessione avuta dal duce che presiedeva alle soldatesche di Sardegna di farle accampare in sul piè delle montagne, ove le genti così dette barbariche aveano stanza, onde difficultar loro il trascorrere per la provincia [550] . E qui una novella genia di nemici ci si appresenta per la prima volta ed un novello nome di popolatori, del quale l'isola andò debitrice al soggiorno dei Vandali. Allorché eglino nei tempi anteriori combatteano contro ad una schiatta di Mauritani, chiamati barbari, ne aveano spedito con pestifero consiglio una frotta in Sardegna, non per istabilirvi una colonia; ché tale pacifico nome non meritava lo spaccio dato ad una legione di ladri; ma per arrogere agli altri mali della provincia quello delle interne scorrerie e devastazioni. Occuparono allora questi barbari li monti più vicini alla capitale, ed esecrati dai nazionali, nei cui campi e poderi trapassavano ogni qual volta loro ne veniva il destro, ponendovi ogni cosa a ruba, giustamente ritennero anche nel linguaggio degli isolani il nome originario di Barbaricini [551] . Nome il quale si serbò inalterato nelli tre distretti dell'isola appellati anche oggidì Barbagie; quantunque per la miglior maniera di vivere introdotta gradatamente nei secoli seguenti fra quei montanari, e per lo potere della religione loro comunicata, siasi operata in essi una tale mutazione, che ben lungi dal ritrarre degli antichi popolatori, gli abitanti moderni delle Barbagie in singolar pregio siano stati più volte fra noi tenuti per la svegliatezza dell'ingegno.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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