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      Nel quale concilio se restò il ricordo della dottrina singolare del primo di quei prelati, anche l'argomento rimase dello zelo e costanza degli altri; poiché non senza laude somma per l'animoso pontefice Martino e pei vescovi d'Italia, Sicilia e Sardegna, passò quell'assemblea, in cui li personali errori dell'imperatore Costantino, detto Costante, furono proscritti, e furono messe in non cale dai padri le difficoltà che quest'Augusto potea interporre alla loro congrega [588] . E forse al tempo dell'episcopato del medesimo Diodato si dee riferire la chiamata che alcuni anni avanti ne risulta fatta dal pontefice Onorio del prelato cagliaritano e del suo clero a Roma, acciò vi comparissero a prosciogliersi da varie imputazioni loro date. Mostrossi obbediente a tal comandamento il vescovo, il quale nella sua innocenza riponeva la fiducia di una pronta giustificazione. Non fu lo stesso degli altri, forse perché meno eglino contavano sulla propria illibatezza; onde s'indussero solamente ad umiliarsi al pontefice alloraquando, colpiti dai suoi anatemi, furono anche persuasi a ciò fare da Barbato, difensore della Chiesa romana, colà inviato dal pontefice. Quantunque non bastò a tal uopo il loro ravvedimento; dappoiché Teodoro, presidente della Sardegna, il cui nome anche questa volta ci si presenta accompagnato col ricordo di novelle vessazioni, non solamente stornò con violenza la loro gita in Italia, ma con arbitrio maggiore li fé condurre, abbenché non volenti, in Africa [589] .
      Era riserbato a questi tempi il veder per la prima volta manomettersi ogni cosa nell'isola non più da nemici, non più da depositari malfidi del potere supremo, ma dal principe istesso.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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