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      I pirati saraceni, che solcavano in ogni tempo le marine sarde, difficile anche rendeano ogni accesso al sommo pontefice; e rimanendo interrotta in tal maniera quella corrispondenza di richiami e di provvedimenti che nell'età di Gregorio Magno tanto avea giovato alla disciplina della nostra Chiesa, dovettero le cose religiose gradatamente precipitare in luogo donde non poteano che a malapena restituirsi. E da ciò derivar dovette eziandio che il numero stesso dei seggi episcopali scemato si trova in questo secolo e ridotto alle sole quattro principali chiese di Cagliari, Torres, Solci e Fausania [624] .
      Ritornando ora all'argomento che da quel provvedimento di Niccolò dissi procedere, chiaro si mostra che il disegno di quella missione evangelica vano sarebbe tornato se a quel tempo i Saraceni avessero già acquistato lo stabile possesso della Sardegna. Né con tanta facilità, quanta apparisce dalla narrazione di Anastasio, avrebbero potuto quei prelati passare nell'isola, trarre dietro a sé i popoli ad ascoltarli, dipartirsene con sicurtà. Benché adunque resti dubbia la serie delle vicende che l'isola sopportò nelle successive incursioni dei Mori, delle quali alto silenzio è nelle storie fino al tempo delle invasioni di Museto nel principiare del secolo XI, può fermarsi per certo che nell'anno settimo del pontificato di Niccolò, la Sardegna, non che essere soggiogata, non era neppure strettamente molestata da quei suoi nemici.
      A suo luogo si ripiglierà da me la narrazione di tali avvenimenti.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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