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      Poiché, per quanto è a me noto, non mai in altri luoghi del comune di Pisa era stato riconosciuto un titolo eguale indicante la maggior podestà, onde ne traessero quei cittadini motivo ad estendere quella maniera di comando anche alla Sardegna [645] . Né conveniva certamente a quel comune il creare una magistratura che andasse suggetta nelle rinnovazioni a quella forma elettiva di governo che a suo luogo si dimostrerà essere stata in uso nell'isola fino dai tempi li più antichi; come non conveniva parimente lo stabilire nelle provincie novellamente conquistate un maestrato a vita talmente innalzato per la natura del suo potere sopra la condizione ordinaria dei governanti subordinati, che colla giurisdizione suprema ed indipendente potesse assumere ancora il nome regio. Ma la maggior spiegazione di questa osservazione si presenterà per se stessa alla mente dei lettori, alloraquando, innoltrandosi eglino nella storia dei nostri giudicati, dovranno meglio conoscere se quei quattro re (che tale fu pure come abbiamo veduto il titolo dato nei primi anni della conquista pisana a Barisone ed a Torchitorio) poteano essere i governatori inviati da una repubblica; se quei sovrani eletti dal clero e dal popolo delle provincie erano i delegati del comune di Pisa; se quei principi, mostratisi indipendenti fin dal principio nel governo delle loro terre, esercitavano una giurisdizione che fosse solamente frutto dell'abbandono loro fattone dal popolo pisano; quando alla natura di una signoria recente, e di una signoria conquistata dovea tanto più conferire un maggiore riserbo.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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