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      Donde l'infedeltà delle relazioni derivò per coloro che i primi scrissero le notizie; la disperazione d'incontrare il vero per coloro che poscia le compilarono [680] .
      A compimento di queste memorie sulla finale cacciata dei Saraceni mi rimane a riferire come alcuni dei nostri scrittori [681 ] abbiano voluto far dipendere dalle fazioni guerresche di quel tempo l'introduzione primiera in Sardegna di quello scudo d'arme che distingue da lungo tempo il nostro stendale. Essi avvisarono che le quattro teste collocate negli angoli della croce vermiglia dipinta nel campo bianco della sarda insegna, indicassero i quattro trionfi riportati contro a Museto, nei quali i nazionali o per sé soli, o spalleggiando i loro liberatori combatterono con felice ventura contro a quel barbaro. Ma questa opinione non avvalorata da monumento nissuno, venne discussa con molta critica da un valoroso scrittore nazionale [682] ; il quale dimostrò l'arma del regno non esser punto diversa dall'antica impresa dei sovrani aragonesi, andata solamente in disuso dopoché introdotti furono nei loro scudi li così detti pali di Aragona [683] . Con il quale argomento facilmente comprovato col confronto di quelle arme e delle variazioni eziandio in diversi tempi notate in ambedue, egli venne a chiarire l'origine dell'insegna sarda non esser dovuta ad altro che all'essersi comunicate all'isola dai re d'Aragona le arme della provincia dominante. Ed in questa sentenza anch'io concorro; poiché né veruna notizia si serbò che i Sardi ritenessero al tempo del governo dei giudici un vessillo comune, n'è da presumere che ove ogni cosa era in conflitto, si rispettasse dai provinciali divisi d'animo e di signoria un solo stendardo.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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