A questa dunque io riferisco principalmente la rovina della prische nostre cittą, le quali non cadute solamente, ma sepolte ancora si posson dire, sparite essendo per molte di esse le vestigia del luogo ove furono. Come riferisco alla stessa causa lo spopolamento dell'isola e l'abbandono di quei sistemi di agricoltura, i quali abbracciati in un tempo in cui ogni cosa ne favoriva l'incremento, ceder dovettero il luogo alla comunanza delle terre in un'etą nella quale tanto era vasta per lo menomato numero dei coltivatori la pubblica proprietą, che l'interesse svaniva di una proprietą privata [705] .
Cessata colla totale cacciata dei Mori la costernazione degli isolani, noi veggiamo tosto manifestarsi dappertutto un novello movimento, che il desio almeno prenunzia, se non la possibilitą, di rimediare alle calamitą sopportate. Pochi anni erano corsi dopo l'ultima guerra di Museto, e gią sulle sponde del Tirso, re dei fiumi sardi, surgeva la cittą d'Oristano; ed abbandonata l'antica Tharros e le sue ruine, riparavano entro le mura della novella capitale dell'Arborea il giudice Onroco, il vescovo, il clero ed il popolo [706] . Gią qualche tempo innanzi era stata innalzata in Ardara la reggia dei giudici di Logodoro, che or colą soggiornavano, or nell'antico loro castello di Torres [707] . Cominciava appena a correre il seguente secolo XII, e gią in uno dei lidi sardi pił adatti per la salubritą del cielo, per la ricchezza dei mari, per la prossimitą d'un porto spazioso e sicuro allo stabilimento di novelle abitazioni, si gittavano dalle famiglie colą spedite dalla nobile casa genovese dei Doria, le prime fondamenta dell'umile borgata d'Alghero, che destinata era quindi a salire al grado di una delle primarie cittą sarde, a diventare il propugnacolo maggiore della parte settentrionale dell'isola, e ad illustrare colle virtł guerresche e civili dei suoi abitanti i fasti della patria [708] . Mentreché per opera degli stessi nobili Doria l'aspra roccia che torreggiava sull'antica cittą di Giuliola, coronavasi di fortezze, assumendo il nome di Castello Genovese, che dovea poscia scambiare con quelli di Aragonese e di Sardo [709] ; ed il nome di Bosa spento fra le rovine dell'antica cittą, cognita nei tempi romani [710] , risorgeva a novella vita colle fabbriche che dall'illustre famiglia dei marchesi Malaspina si faceano alla foce del fiume Temo [711] . Al tempo stesso i luoghi tutti che erano stati privilegiati colla recente erezione di chiese cattedrali, a maggior lustro innalzavansi, ed i nomi novelli delle cittą vescovili faceano cadere in dimenticanza quelli dei municipii e delle colonie romane atterrate.
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