E forse all'incertezza in cui Turbino restava dei proprii dritti si deve attribuire se largo vollesi egli mostrare verso il popolo di Pisa, concedendogli il profitto di alcuni dazi colla condizione che amico si conservasse al donatore ed al di lui regno, e non mai tentasse di danneggiarlo [713] ; al tempo stesso che verso l'opera di quel duomo manifestava la sua liberalità con un'altra separata donazione [714] .
Ma di poca durata fu la signoria di Turbino, trovandosi pochi anni dopo le notizie del regno già incominciato del giudice Torgodorio II, chiamato anche Mariano, suo nipote. Contiensi la più antica di queste in una donazione fatta da Torgodorio alla chiesa di S. Lorenzo di Genova di sei corti, delle quali diceva aver egli racquistato il dominio nel giorno in cui ritornato era nel suo regno, mercé dell'aiuto datogli dalle sei galee genovesi capitanate da Ottone Fornario. Al tempo stesso con altra carta di donazione a benefizio della chiesa maggiore di Pisa, egli riconosceva quella repubblica del valido ausilio prestatogli in quel frangente; e ricordava con testimonianza di grato animo i nomi di tutti i nobili cittadini di quel comune che accostati gli si erano in quell'impresa; ed i quali per un anno continuo, stando seco lui con tre galee nella penisola sulcitana, sopportato aveano insieme col rimanente della sua armata grandi strettezze di vittuaglie e tutte le augustie di una guerra troppo prolungata. Corrispondendo perciò quel giudice al ricevuto benefizio, concedeva alla Chiesa pisana quattro corti; prometteva di inviare in ciascun anno a Pisa una libbra d'oro puro ed una nave carica di sale; affrancava i cittadini pisani da qualunque tributo e dazio nei suoi stati; e conchiudeva dopo molte altre profferte la sua carta, ripetendo le ragioni della sua largizione e dichiarando d'avere per opera dei Pisani ricuperato con grande onore e vittoria il regno e la vita" [715] .
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