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      Né Piccamiglio sbadatamente ebbe a governarsi in mezzo a questi ambigui accidenti; poiché avvisando giustamente che le difficoltà attraversatesi ogni dì al pagamento procedevano o da penuria di mezzi, o dall'intento di lasciar nel frattempo maturare le trame dei Pisani, alcune galee dei quali eransi presentate in quei mari [752] ; prevedendo nello stesso tempo che la cruda stagione già imminente e la povertà di vittuaglie lo avrebbero posto fra breve in maggiori angustie, troncò egli destramente il nodo della difficoltà, riconducendo Barisone in Genova, ove venne consegnato in custodia ad alcuni di quei primari cittadini [753] .
      Frattanto i Pisani riaccendevano le antiche animosità dei giudici dell'isola nimici di Barisone; i quali, non potendo offendere la di lui persona, si voltarono di nuovo a devastare i di lui stati, gastigando a gran torto con la destruzione dei beni dei provinciali coloro che dell'ambizione del loro principe erano affatto innocenti. Né coi consigli solamente, ma colle armi eziandio a ciò contribuivano i Pisani; avendo armato in soccorso dei giudici ligi alla loro parte sei galee capitanate dagli stessi consoli e da alcuni dei così chiamati sapienti del comune [754] .
      Ma ciò non bastando, avvisarono i Pisani che malagevole loro non tornerebbe il riavere la Sardegna cogli stessi mezzi coi quali l'avea ottenuta Barisone; e risolvettero di spedire ambasciatore a Cesare, già ritornato in Germania, Uguccione Lamberti, loro consolo, con altri notabili della città. Fecero questi capo all'arcivescovo di Magonza cancelliere di Cesare, avvalorando le ragioni antiche della repubblica sulla Sardegna colle nuove che poteano emergere dall'offerta da essi fatta di lire quindicimila [755] : non violarsi punto con ciò i diritti di Barisone; egli serberebbe la sua dignità e il suo titolo regio; la sola sua dipendenza sarebbe variata.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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