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      Incominciata in tal maniera la guerra, i Genovesi posero l'animo ad afforzare la loro dominazione nell'isola ed a trarre nella loro parte le provincie. La spedizione a tal uopo fatta nell'isola di tre galee capitanate dal consolo Uberto Reccalato ebbe felice risultamento. Scese egli primieramente in Arborea; e quivi gli abitanti o rispettando i consigli od apprezzando i timori del loro giudice prigioniero, si accomodavano a tutte le dimostrazioni di obbedienza, obbligandosi eziandio a riconoscere il supremo dominio della repubblica coll'annuo tributo di lire settecento [758] . Trasferissi quindi il consolo in Cagliari; dove il giudice Pietro gli fece la più distinta accoglienza, onorandolo con solenne pompa, giurando fedeltà al comune di Genova, promettendo di pagare nello spazio di quattro anni alla repubblica lire diecimila, oltre all'annuo censo di lire cento e ad una libbra d'argento puro per l'arcivescovo di Genova. Locché ottenuto, il consolo cacciava coll'autorità del giudice tutti i Pisani da quelle terre [759] . Al tempo stesso anche al giudicato di Torres indirizzavano i Genovesi il pensiero, trattando con Barisone, regolo di quella provincia, una convenzione; ed obbligandosi ad assisterlo contro a qualunque ostilità dei Pisani, purché loro desse lire duemila ed adoperasse ogni mezzo per vietare ai nemici il trafficare nella sua regione. Alla qual convenzione tenea anche dietro la pacificazione dei due Barisoni turritano e di Arborea, fatta sotto gli auspizi genovesi e tendente a comporre con mezzi comuni le gare delle due repubbliche; le quali non di tali interpositori abbisognavano [760] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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