Ma questo tentativo tornò affatto infruttuoso [764] . Né ciò deve punto recar meraviglia; poiché se qualche sorpresa può cagionare tutto questo avvenimento nell'animo di coloro i quali conoscono che cosa dessero quei tempi, piuttosto del principio che del risultamento delle conferenze dovrebbesi sentire stupore; parendo invero strano che due repubbliche signoreggianti a vicenda nei mari, ciascuna delle quali avea risoluto già o di sostenere o di combattere colle arme la sentenza di Federigo, voluto abbiano aitarsi della decisione d'un principe non atto ad interporsi colle sue forze in una guerra tutta marittima; non ad inspirare dopo tre diverse concessioni dell'isola e tre disdette la fidanza di un ragionevole arbitrato.
Continuando adunque le cose a governarsi come le sorti si gittavano, i Genovesi già paghi del passaggio fatto in Sardegna dal loro console Uberto Reccalato, anche un altro console, Corso Sigismondi, inviavano colà con due navi a tre palchi, acciò vi affermasse quell'impero che eglino avvisavano avervi acquistato, o quell'immagine d'impero che essi vi aveano. Frattanto che i Pisani anch'essi con diversa fortuna combatteano tratto tratto colle loro galee quelle che si spedivano dai Genovesi per mantenere tali corrispondenze. Comandò il console Sigismondi allora per qualche mese nei due giudicati di Cagliari e di Arborea; e per quanto gli scrittori della sua patria ne narrano, con grande assentimento dei popoli. Se già si può dire che in quei perpetui conflitti assentissero i popoli a cosa alcuna [765] .
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