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      Dove, secondo la relazione degli annalisti genovesi [767] , fu accolto da grande turba festeggiante di popolo. Dopo la qual cosa, compiendo il console ciò che altra volta erasi fatto per isciogliere il prolungato e sempre aumentato debito di Barisone, pubblicava una tassa sul popolo di denari sette per lira per lo saldo degli antichi debiti, e di denari sei pei recenti dispendii del navilio [768] . E con tale mezzo se le disavventure cresceano della provincia, quelle per lo meno si temperavano del giudice.
      Se non che il destino di quest'uomo non permise a lui ed ai suoi sudditi di godere almeno quella quiete che potea derivare dal serbare illesa la dipendenza professata verso una delle due repubbliche. Già fino dallo stesso anno erano ricominciate per l'influenza delle due parti fra i giudici dell'isola le antiche gare. I Pisani, per oggetto di comporle, aveano spedito alla volta della Sardegna Carone, loro console; il quale, invece di giugnere al suo scopo, abbattutosi con fortuna sinistra in una flottiglia nemica, era stato condotto prigioniero in Genova [769] . I Genovesi anch'essi aveano poscia procurato con una spedizione di otto navi a tre palchi, governate da Lanfranco Alberigo, di contenere i giudici nella fede e nella quiete, presentandosi loro con quella dimostrazione di forza [770] . Ma tutto fu in vano; poiché i Pisani, mal sopportando fra le altre cose che Barisone avesse conceduto ai Genovesi di poter abitare in Arborea, faceano correre colà alcune galee ed ottenevano con tal mezzo che il re secondasse l'espulsione da essi fatta dal giudicato degli antichi di lui amici, e promettesse vassallaggio alla repubblica [771] . Nel mentre che i Genovesi rendevano vieppiù ligio alla loro parte il giudice di Cagliari Pietro, facendogli promettere con solenne convenzione i più ampi favori a loro vantaggio; e di essere loro anche utile nell'agevolare la riscossione del credito non ancora soddisfatto del re Barisone [772] . Onde l'instabilità delle sorti di questo re e degli altri giudici diventando ogni dì maggiore, fu riparo ben lieve quello che al tempo stesso Federigo tentò d'impiegare, mandando per i legati delle due repubbliche, affinché comparissero in Pavia alla sua presenza; giacché questi, contentatisi di ascoltare sommessamente l'arbitrato cui pel bene della pace avea Cesare voluto approvare dividendo in due eguali porzioni l'isola fra i contendenti, partirono poscia dal di lui cospetto cogli stessi pensieri coi quali erano venuti [773] . Non avendo giovato ad altro quel giudizio, eccetto a manifestare maggiormente che per far posare le armi già conquassate, armi si ricercano e non giudizi.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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