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      Nondimeno Ubaldo poco poté godere dei frutti della sua sommessione, poiché mancogli la vita nel tempo stesso in cui cominciavano a correre per lui più pacifici i giorni. Saputo ciò il pontefice, raddolciva con una sua epistola il dolore della vedova principessa: dover esser per lei non lieve consolazione il ravvedimento di Ubaldo prima della sua morte; non paventasse per la perdita del consorte nissuna sedizione; aver egli fatto provvisione acciò non le si ritardasse il conforto di un novello sposo; aver posto gli occhi a tal uopo sovra un gentiluomo della nobil famiglia dei Porcari, chiamato Guelfo, vincolato per cognita affezione alla Santa Sede; destinasse pertanto un suo procuratore che potesse ricevere la di lui fede [839] . Ma la principessa o per la propria ambizione, o per l'altrui mene era già tratta a diversi pensieri. Procedeano allora per l'Italia calamitosi i tempi, e le città della Lombardia in gran parte si erano assoggettate al duro imperio di Federigo II; il quale nutrendosi della fiducia di raccozzare le membra sparse dell'antico impero romano, ebbe appena udita la morte di Ubaldo, che tosto intese alla recuperazione della Sardegna, ponendo opera acciò colla mano d'Adelasia la signoria della metà dell'isola passasse ad Enrico, cognito nelle storie col nome di Enzio, stato a lui generato da una delle molte sue concubine. Non seppe Adelasia resistere alla splendente offerta; ed impalmato Enzio e comunicata con lui la signoria, opportuna occasione somministrò al genitore di elevare il novello giudice alla dignità non più dopo l'infelice Barisone ad altri attribuita di re della Sardegna; nella quale dovette meglio pel potere derivato da quelle nozze, che per quello procedente dal titolo concedutogli, allargare poscia maggiormente la sua autorità [840] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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