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      Nel breve consorzio di Adelasia col suo sposo imperiale, conobbe dessa ben tosto come male tornino quelle unioni nelle quali si merca dall'un canto la vanità, e dall'altro il potere. Travagliata da malvagi trattamenti, spogliata di ogni participazione al comando, non moglie ma schiava, videsi in ultimo confinata e racchiusa in quella stessa rocca di Goceano che il primo suo sposo avea aggiunto al suo dominio [841] . Né più felici furono per Enzio quelle nozze; giacché il titolo di re di Sardegna portava in quei tempi con seco sinistri auspizi; e se poco mancò perché il re Barisone morisse in carcere, nissuna cosa mancò perché questa tristissima ventura toccasse al re Enzio. Invano egli illustrò il suo nome colle conquiste e scorrerie da lui fatte in varie terre d'Italia [842] . Invano si rendette chiaro nel famoso combattimento navale presso all'isoletta della Melora, in cui prigioni rimasero di Federigo i prelati franzesi convocati a Roma dal pontefice [843] . Il destino suo infine lo portò a restar prigioniero in Bologna ed a durare fino alla morte i lunghi anni della sua prigionia [844] ; dopoché combattuta fu con lui quella battaglia, la quale non così celebre rimase nella posterità per l'ardenza con cui le due illustri città frammezzate dal picciol Reno segnalarono in quella giornata la loro nimistà, come per le argute rime del poeta modenese che dagli eroi giganteschi della cavalleria condusse la musa festiva italiana a cantare con gloria eguale le umili, ma vere vicende della secchia in quelli scontri rapita in Bologna [845] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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