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      Mentre pendeva il destino della signoria aragonese, non quietavano punto i conflitti fra i vecchi signori e rivali. E da questi nascevano anche nei popoli gare non mai abbastanza spente; onde i Pisani, i quali continuavano ad esser potenti in Sassari, al tempo stesso in cui spedivano colà un novello podestà, chiamato Arrigo da Caprona, erano anche obbligati ad inviare nell'isola per pacificarla i loro ambasciadori Guelfo Bocchetta e Francesco di Corte [873] . Teneano eglino in poco conto la conferma che del dominio di Sardegna e Corsica avea in quel tempo fatto a Gregorio X pontefice, Ridolfo imperatore [874] . E perciò teneri della quiete nelle loro sole bisogne, mentre fondavano la pace nella terra amica di Sardegna, spargevano i semi dell'inquietudine e della ribellione nella vicina Corsica, onde fastidiare i loro nemici genovesi che vi signoreggiavano; ed a tanto erano giunti infine, che apertamente proteggevano già la sollevazione di un giudice di quell'isola, il quale avea colle armi alla mano scosso la sua suggezione [875] .
      Cominciò allora fra le due repubbliche una novella serie di guerresche fazioni; nelle quali se per ciascuna di esse varie procedettero le vicende, per la Sardegna uno solo fu il risultamento: l'esser travagliata del pari dai vincitori e dai vinti. Primo pensiero dei Genovesi fu quello di combattere la perfidia colla perfidia, ritraendo dall'amistà dei rivali molti dei più notabili signori dell'isola [876] . Preparata in tal maniera favorevole accettazione alle loro squadre, corsero sui mari ad affrontare il nimico.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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