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      Sebbene, per essersi cansato da amendue le parti uno scontro decisivo, siasi risoluta poscia la guerra in una scorreria ostile pei luoghi tutti all'intorno e nell'occupazione della villa di Mara Arbarei; dopo la quale Nino, forse non ben sicuro in tanta distanza dai suoi dominii, cautamente riparò ricco di bottino nelle sue terre di Gallura [900] . I Pisani allora volendo vendicare quelli atti ostili, citarono al loro cospetto i conti della Gherardesca, ed il giudice di Gallura e quello di Arborea; il quale, per quanto ne scrissero gli annalisti pisani, chiamavasi Tosorato degli Uberti [901] . Ma ricusarono tutti di obbedire, eccetto quest'ultimo, della fede del quale verso la repubblica pare debba somministrare argomento l'insulto stesso fattogli da Nino; onde la signoria passò tosto a privarli dei loro beni e diritti nell'isola [902] .
      Non perciò devesi dire che Nino abbia perduto il suo comando; ché in quei tempi quotidiane erano le sorti e dalle armi sole dipendenti, non dall'altrui autorità. Allorché adunque ebbe egli indi a poco ad abbandonare quella sua vita agitatissima, poté lasciare alla giovanetta sua figliuola l'esercizio pacifico dei paterni diritti sul giudicato [903] . Era questa quella Giovanna alla quale Nino indirizzò i primi suoi ricordi nel tenero di lui colloquio con Dante, supplicando il poeta acciò alloraquando fosse di là dalle larghe onde le dicesse, che per lui chiamasse là ove si risponde agli innocenti; poiché invano potea richiedere di eguali preghiere la consorte sua Beatrice da Este, la quale, trasmutate le bianche bende, della sua mano avea fatto già contento un secondo marito.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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