La considerazione più ampia di queste sorti dovrebbe ora richiamare l'attenzione dello storico. Ma nella mancanza di maggiori notizie che dar possano alle asserzioni un pregio superiore a quello delle vaghe conghietture, io inclino a considerare a preferenza nei popoli stessi più che i patimenti loro, l'indifferenza con cui furono sopportati; sembrandomi che di tale indifferenza più visibile sia restata l'impronta nelle memorie di quel tempo. Quando infatti si ponga mente che quel popolo era pure quell'istesso il quale, dopo aver opposto il petto alle legioni di Cartagine e di Roma, abbassato avea con la coraggiosa sua resistenza la ferocia saracena, sarà facile il giudicare che ove un lungo abito naturato non avesse in quelli animi di indole piuttosto subita che paziente una compiuta indifferenza per qualunque sopravvegnente mutazione di signoria, non così sommessamente avriano ricevuto la legge quotidiana dei Pisani o dei Genovesi al semplice apparire di poche galee al cospetto dei loro litorali. Che se la cagione dovessi io ricercare di tanta tiepidezza de' popoli, io non tanto la deriverei dalle sofferte calamità, quanto da quella politica divisione dell'isola in quattro giudicati, per cui dopo sì lunghi secoli di uniforme soggezione, sursero colle diverse signorie gli interessi od opposti o varii delle smembrate provincie. Non più suonò allora nella Sardegna un solo grido di unione per chiamare indistintamente i popolani tutti a riscuotersi da un pericolo comune. L'oste che presentavasi a combattere non più contro ai Sardi indirizzava le sue armi; ma nel mentre disponevasi a comprimere i provinciali di Cagliari e di Arborea, careggiava i Turritani ed i Galluresi.
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