Presentossi in breve più propizia l'occasione della conquista al re d'Aragona, alloraquando, riconosciuto solennemente per suo successore dopo la rinunzia dell'infante don Giacomo, l'infante secondogenito don Alfonso, principe di gran cuore e di mente svegliata, parvegli che bene gli tornerebbe il commettere a questo il governo della spedizione. Erano già in tal proposito precedute alcune pratiche colla signoria di Genova e colle famiglie dei Malespina e dei Doria, profferentisi di aiutare il re in quell'impresa o per accrescersi di stato, o per menomare nell'isola il potere delle famiglie pisane loro emole. Nei consigli avuti si era preso anche il partito di veder modo come la giovinetta principessa di Gallura, figliuola di Nino, desse la sua mano ad uno sposo o suggetto al re o suo partigiano [936] . Ma confortavasi specialmente Iacopo del messaggio che ricevuto avea dal giudice d'Arborea e dell'offerta da lui fatta di prestargli nella conquista valido sussidio.
Dopo il regno di Chiano [937 ] succeduti erano congiuntamente nel governo della provincia i due fratelli Andrea e Mariano Serra; e questi terzo del suo nome fra i giudici di quella regione, avea, dopo la morte del primogenito, regnato solo [938] . Trapassato questo, si era continuato il governo da Ugone III, di lui figliuolo; non senza molestia dei Pisani, i quali, dicendolo figliuolo illegittimo, non si tennero di travagliarlo, fino a che egli non riscattò la sua eredità, abbandonandone una porzione col pagamento di diecimila fiorini d'oro [939] . Cacciato avea in tal modo Ugone dal suo animo il sospetto di essere nell'avvenire turbato nel possedimento del suo regno; ma non il rammarico di esserlo stato in addietro.
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