Nel giorno seguente l'affronto seguì con grave perdita dei Pisani. Pugnarono infine ordinatamente dopo alcuni giorni d'incerte scaramucce; e l'ammiraglio si governò con tal avvedutezza nell'investire l'armata nemica, che le galee pisane perdettero fin dal primo scontro settecento combattenti e sette navi dell'antiguardo restarono in potere degli Aragonesi; dopo la qual cosa, il rimanente dell'armata si sperperava confusamente e lo stesso duce Gaspare Doria cansavasi a malapena mettendosi a nuoto [968] .
Ma non stette guari tempo che l'ammiraglio macchiò queste sue glorie ed altamente demeritò. Il re volendo moltiplicare in Sardegna il numero dei suoi ministri, come l'imperio andavasi dilatando, avea creato generale per le cose di guerra in tutta l'isola Raimondo di Peralta; il quale essendosi abbattuto sui mari sardi nelle reliquie del navilio pisano fugato dall'ammiraglio, avea con incredibile costanza e valore sostenuto talmente l'urto delle forze nimiche di gran lunga superiori alle sue, che bastata sarebbe quella sola fazione per dimostrare come bene gli stava in mani il governo supremo delle cose guerresche. Dell'innalzamento di costui a quella carica ebbe ad aombrare l'ammiraglio; sembrandogli che al capitano delle cose marittime meglio che a qualunque altro convenisse l'esser alla testa degli eserciti in un luogo qual era quello di Bonaria, sopra capo al porto e difeso dal navilio, più che dall'esercito. Invano fin dal primo giugnere del novello generale eransi raccozzate le forze d'amendue per investire d'accordo il borgo di Stampace, cinto allora di valide mura.
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