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      L'espugnazione del borgo era seguita con grave strage e danno dei Pisani, i quali ivi teneano le donne e figliuoli, colle migliori loro masserizie; ma la comunione di quella impresa, invece di temperare i mali umori, avea dato movimento perché ribollissero maggiormente. Dalle mutue freddezze pertanto, e dalle onte vennesi infine dai due capitani a stringer le spade; e nella terra di Bonaria si videro i vessilli del re correre l'uno incontro all'altro; talmente che senza l'interposizione dei nazionali e di altri che ivi soggiornavano, forse quella guerra civile avrebbe corrotto i vantaggi della guerra straniera. Il re perciò, il quale in principio per la considerazione dovuta alle grandi geste dell'ammiraglio avea trovato modo di tranquillarlo, come seppe essersi già trascorso agli eccessi estremi, così armossi di severità; e chiamando alla sua presenza per render ragione del misfatto ambi li contendenti, privolli delle loro dignità, ed inviò a governare il regno e la rocca di Bonaria Filippo di Boyl ed a capitanare il navilio Bernardo di Boxados [969] ; destinato poco dopo anch'egli al supremo comando dell'isola [970] .
      Allo stesso tempo i Pisani sbaldanziti più che mai per l'infelice difesa da essi fatta del borgo di Stampace, inclinavano con maggior buona fede a pensamenti di pace. Spediti a tal uopo in Barcellona i loro ambasciatori [971 ] profferivansi di abbandonare il possedimento della capitale, suggetto d'interminabile discordia per la nazione che lo bramava, di discordia poco fruttuosa per quella che lo teneva.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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