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      Gravi erano per don Alfonso queste considerazioni, e provvedeva perciò: don Raimondo di Cardona andasse in Sardegna col titolo di governatore e luogotenente generale del regno di Sardegna e Corsica; Guglielmo ed Amberto di Azlor armassero alcune galee; le flotte di Barcellona e del re di Maiorca passassero nell'isola per comprimere con nuove soldatesche i sediziosi, circondando specialmente d'assedio il castello detto Pisano nella Nurra. Con i quali provvedimenti, se assicuravansi maggiormente gli interessi della Corona, davasi eziandio occasione ai Genovesi, non mai contenti di quello stato di cose, di porsi altra volta in allarme. Onde rompevasi apertamente la guerra della repubblica contro al re. E dalla guerra nasceva poscia che, distornata una parte delle forze aragonesi nel travagliare i litorali della Liguria, maggiore fosse nella Sardegna o l'incitamento o la libertà dei nuovi perturbamenti; avendo i Doria colto quell'occasione non solo per insorgere contro al sovrano, ma per trascorrere ancora, come è il costume di coloro che resistono alla suprema autorità, dalla guerra contro al re alla guerra fra se stessi [986] .
      Composta poscia momentaneamente la guerra con Genova, il re non tardava punto a provvedere più efficacemente alla quiete dell'isola. Comandava pertanto al novello luogotenente generale formasse alcune compagnie di cavalli; si armassero otto galee; tutti coloro che possedevano feudi in Sardegna vi passassero a sostenere colle armi il loro signore od inviassero a loro costo altri guerrieri [987] . Giunto colà don Raimondo di Cardona con quel fiorito esercito, scelse la sua stanza nella città di Sassari; donde diresse l'approvvigionamento degli altri luoghi più importanti, destinando al governo della Gallura, per la morte seguita di Sancio di Arbe, Arnaldo di Ledrera.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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