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      Per tali motivi avendo il re dopo la morte del pontefice Giovanni XXII inviato l'infante don Raimondo a prestar omaggio per la Sardegna al novello papa Benedetto XII, commettevagli d'impetrare la rimessione dell'annuo censo dovuto alla Camera Apostolica; dichiarando esser ridotte le possessioni fruttifere della Corona a Cagliari, Sassari, Villa Iglesias ed a poche altre castella; e non aver mai gittato i dritti del tesoro meglio di trentaseimila lire alfonsine delle minute [990] . Allorché pertanto la vita di quel principe animoso si spegneva immaturamente nella verde età di trentasette anni, egli più che del profitto, si dovette confortare della gloria della sua passata nell'isola [991] .
      Spegnevasi al tempo stesso la vita del più fedele amico di don Alfonso, quella cioè del giudice Ugone. E perciò Mariano e Giovanni, di lui figliuoli, nell'assistere all'incoronazione del novello re di Aragona Pietro IV, detto il Cerimonioso, non il loro genitore rappresentarono, ma il loro fratello primogenito Pietro III di Arborea, succeduto nel giudicato [992] . Questo in un col governo avea anche ereditato i sentimenti politici del genitore, e fido mostravasi in ogni incontro agli uffiziali regii. I di lui fratelli possessori del Goceano e del Monteacuto imitavano pure allora la di lui fede e prestavano al novello re l'omaggio dovuto per quelle terre. I marchesi di Malespina, i conti della Gherardesca ed il comune di Pisa riconoscevano in egual modo la di lui signoria. Favorevole fu pertanto alle armi aragonesi l'incominciamento del novello regno.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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