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      Ad un tempo, siccome sapea agitarsi fra il giudice ed il fratello Giovanni, signore di Bosa e di Monteacuto, qualche competenza per la possessione di varie terre del giudicato, ponea mente ad agevolare fra essi un accordo. Ed ai conti della Gherardesca, pacifici spettatori delle gare di quel tempo, facea anche l'abbandono di alcune ville già devolute alla Corona per la morte senza eredi di qualcuno della loro famiglia [1002] .
      Coll'arrivo del nuovo luogotenente le cose mutarono di sembianza. Le sue truppe, assistite dal favore e dalla potenza dei fratelli di Arborea, liberarono prontamente la città di Sassari dall'assedio; ed i Doria ne rimasero tanto scoraggiati, che senza difficoltà poterono esser cacciati dall'isola. Non perciò si divezzarono del tumultuare; anzi, accostandosi ai loro congiunti ed amici di Genova, ottennero che quella repubblica, presa una parte più attiva nella guerra, permettesse ad alcuni avventurieri di corseggiare colle loro galee nei mari sardi; nel mentreché i maggiori apprestamenti d'invasione si maturavano. In questo tempo la Sardegna era anche al pari di molte altre provincie europee desolata dal più grave dei malori, cioè dalla peste, la quale serpeggiava furiosamente in tutte le sue terre, e specialmente nella capitale. È questa la pestilenza di cui tanto vive si dipinsero alla posterità le stragi nelle pagine sì celebrate del primo padre delle prose toscane, Giovanni Boccaccio [1003] ; il quale attingendo in quel gran suo quadro i colori dal vero, trovasi perciò pienamente d'accordo con quanto anche gli storici aragonesi lasciarono scritto dell'esterminio e della moria prodotta da quel morbo [1004] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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